El capitan de la compagnia, e l’è ferito e sta per morir
el manda dire ai suoi Alpini perché lo vengano a ritrovar.
I suoi Alpini ghe manda a dire che non han scarpe per camminar.
O con le scarpe o senza scarpe i miei Alpini li voglio qua.
Cosa comanda, siôr capitano, che noi adesso semo arrivà?
E io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglià.
Il primo pezzo alla mia Patria, secondo pezzo al Battaglion,
il terzo pezzo alla mia Mamma che si ricordi del suo figliol.
Il quarto pezzo alla mia Bella che si ricordi del suo primo amor.
L’ultimo pezzo alle Montagne che lo fioriscano di rose e fior.
Questo canto può ben essere definito il Canto degli Alpini tanto è conosciuto e diffuso in tutta Italia, eppure non ha avuto direttamente origine nel mondo degli Alpini; esso trae infatti spunto dal canto funebre cinquecentesco Il testamento spirituale del Marchese di Saluzzo.
Michele Antonio, undicesimo marchese di Saluzzo, capitano generale delle armi francesi nel reame di Napoli, mortalmente ferito da un obice durante la difesa della fortezza di Aversa assediata dalle truppe borboniche, nel 1528, esprime le sue ultime volontà ai soldati riuniti attorno al letto di morte.
Il canto degli Alpini nacque probabilmente sull’Adamello e si diffuse presto lungo tutto il fronte, ma per le sue origini è considerato nazionale e non regionale.
Il Capitano è per le compagnie alpine il primo riferimento, l’uomo che conosce i suoi soldati uno per uno, che divide pericoli e difficoltà con i suoi uomini, che non si tira indietro quando c’è da sopportare disagi e fatiche.
Non c’è allora nulla di strano nel fatto che in punto di morte egli voglia intorno a sé i suoi Alpini e voglia affidar loro il proprio testamento spirituale.
E non c’è nulla di strano, oserei dire, nel fatto che durante la ritirata di Russia il Capitano Grandi a Arnautowo, colpito a morte e sentendo giungere la morte, abbia chiesto ai suoi alpini di cantare con lui.
Noi del Coro ANA Torino lo cantiamo con particolare emozione da quando abbiamo avuto la fortuna di incontrare a Udine, durante l’adunata del 1996, un reduce di Russia che era stato presente all’ultimo saluto al Capitano Grandi, l’Alpino Sartorelli, il quale parlando con il nostro presentatore Pasquale Perrucchietti gli disse: «grazie per aver ricordato il Generale Grandi… io ero lì a cantare per Grandi».
Sartorelli, dopo la guerra, era emigrato in Argentina; ora canta con i suoi compagni ed il suo Capitano nel Paradiso di Cantore.
No, non c’è nulla di strano per gli Alpini!